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Assessore Cecilia Del Re, Firenze è rimasta completamente bloccata per mesi a causa di un ricorso al Tar di Italia Nostra, ora la situazione si è sbloccata ma bisogna cominciare a ripensare il futuro dell’urbanistica e dell’edilizia in città. Che città volete disegnare? «Quella dei quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco». Scusi? «È solo una suggestione, vogliamo rimettere la natura al centro: per la terra, c’è il “piano del verde”, la sostenibilità, la lotta ai cambiamenti climatici. Per l’acqua, la maggiore vivibilità dell’Arno con il progetto Rogers-Cantella ma anche con la valorizzazione degli altri torrenti. Per per la qualità dell’aria, le infrastrutture per una mobilità sostenibile, dai bus ibridi ed elettrici al car sharing, dalla bicipolitana alle nuove tramvie a partire dalla linea 4. E per il fuoco, l’efficientamento energetico, dai led agli edifici con abbattimento dei consumi».

Si, ma in concreto L’Arno come risorsa Ripartiremo con il piano Rogers-Cantella ma valorizzeremo anche le rive dei torrenti questo come cambierà Firenze?

«Sarà una città pronta a tutelare se stessa. A tutelare il suo patrimonio ma allo stesso tempo pronta ad accompagnare uno sviluppo sostenibile del suo territorio. Non è una suggestione: il Piano del verde diventa il piano di settore per pianificare la città in modo tale che il verde, la forestazione urbana, le infrastrutture ecologiche abbiano un ruolo di primo piano, in modo organico. Un disegno per il quale ci avvarremo della consulenza della facoltà di Agraria e di quella degli architetti del paesaggio della facoltà di Architettura».

Ma un Piano operativo è soprattutto Il disegno di una città che costruisce, ricostruisce, cambia.

«Infatti il secondo tema centrale di questo Piano è quello della rigenerazione urbana, all’interno di un Piano strutturale che vogliamo resti a volumi zero. Uno degli elementi che ci ha portato a rag Fronte imprese Stanno aumentando gli «startupper» che vengono qui, troveremo spazio anche per loro giungere già gli obbiettivi del Patto dei sindaci, con una CO2 già scesa del 35%. Basti pensare a quanto conta recuperare l’esistente, invece che costruire ex novo, come successo alla Manifattura Tabacchi».

Firenze è una città con un’età media alta e composta da single. Forse c’è bisogno di pensare anche a come riportarci giovani e giovani coppie, magari trovando loro una casa a prezzo accettabile.

«E un tema importante, complesso, che starà al centro del nuovo piano e del percorso partecipato. Che non tocca solo le case popolari ma anche l’housing sociale, a canoni non di mercato, per la “fascia grigia”. Per le giovani coppie che come per le persone anziane. L’obbiettivo è trovare un plafond di edilizia pubblica e sociale, da realizzare nei prossimi anni».

Tutti i privati che hanno costruito o sono intervenuti, potevano o costruire nuove case a canoni agevolati o «monetizzare», cioè pagare il Comune senza costruire: hanno fatto tutti la seconda scelta.

«Esatto: occorrono regole più dinamiche per gli operatori privati e andare più velocemente».

In questi anni avete aumentato le case gestite da Casa Spa, passate da 6.973 a oltre 8 mila. Ma chiaramente ancora non bastano: quali sono obbiettivi per l’Erp e per l’housing sociale?

«Ci siamo impegnati con l’assessore Vannucci a fare un’analisi puntuale, per dire quanti alloggi vogliamo realizzare nei prossimi 5 anni».

Le liste di attesa sono ancora di migliaia di persone…

«Partiremo da quei numeri, come dagli alloggi sfitti che ancora ci sono. Ci sono trasformazioni ancora non portate a termine: oltre agli 88 appartamenti già programmati, subito dopo si potrà ripartire da via Rocca Tedalda e via Dei, interventi già previsti dal vigente Ruc. E poi c’è l’operazione ex Lupi di Toscana».

A che punto siete lì?

«Lì ci sarà una quota importante di edilizia popolare e social housing: almeno il 50% della superficie deve essere destinata a questi scopi. Stiamo elaborando il piano attuativo, ci avvarremo per realizzarlo di chi ha vinto il concorso di idee».

E chi paga?

«Approviamo il piano di iniziativa pubblica e ci sarà un bando ad evidenza pubblica che concederà l’area ad un soggetto che potrà sviluppare l’insediamento».

Il social housing ci sarà anche in centro, a Santa Maria Novella.

«Una delibera di indirizzo dello scorso anno prevede 4 mila metri quadri a questo scopo. Nel piano operativo, indicheremo la destinazione d’uso corretta».

Dopo la vittoria al Tar contro il ricorso di Italia Nostra, sugli interventi nel centro Unesco, pare che però abbiate accolto alcune delle indicazioni sia dell’associazione che degli ordini professionali: non più un «vincolo generale» sul centro e zone di pregio, ma «vincoli» quasi puntuali. È così?

«Non sarà una classificazione edificio per edificio, ma ci saranno parametri più precisi per articolare meglio gli interventi. La discussione è aperta, ne parleremo anche col tavolo della Consulta delle professioni, chiedendo di prendere un “campione”».

In che senso?

«Abbiamo chiesto loro di verificare una “rilettura” di un quartiere per vedere quali criteri ulteriori si possono indicare per una classificazione più precisa».

Firenze è una città che affronta molte sfide: dall’overtourism al dover restare un centro produttivo e manifatturiero. Da città del patrimonio e dei beni culturali, a città delle start up: in quale direzione andare?

«Lo sa che tra le domande di affitto di lungo periodo l’aumento più importante riguarda proprio tanti startupper che vengono a Firenze, grazie agli ” incubatori” presenti? Occorre trovare alloggi anche per loro. E una città che sta crescendo. La popolazione della Città metropolitana cresce, grazie alle infrastrutture che stiamo realizzando, soprattutto nei sei Comuni della cintura, gli stessi dove aumentano i flussi turistici. E un trend tipico delle città metropolitane, perché il territorio si urbanizza. E la nostra è una crescita importante, superiore alla Regione ed all’Italia».

Firenze non è più una città «sola» ma una «grande Firenze»?

«Dobbiamo pensare a Firenze almeno come capoluogo della Città metropolitana. Lo vediamo sul turismo, Firenze non promuove più se stessa, ma tutto il territorio intorno, per assistere gli altri Comuni per una loro promozione. Firenze porta le tramvie nell’area metropolitana. Da questo cuore pulsante, si irradia al di fuori».