«Sono a disposizione, ma senza un candidato unitario facciamo le primarie». E sull’alleanza con Iv: «Nulla è scontato, la coalizione è ancora da costruire»
«Quando ci siamo incontrati con il segretario Fossi a Roma qualche settimana fa per una colazione eravamo in un bar e accanto a noi c’era un enorme gorilla di peluche. Pensando al “gorillaio” delle candidature per il 2024, ci siamo messi a ridere, e anche questo è importante: prendere tutto sul serio, ma senza mai prendersi del tutto sul serio». Ci scherza su l’ex assessora comunale e regina delle preferenze, Cecilia Del Re, da tempo indicata come possibile pretendente per Palazzo Vecchio. «L’interruzione del mandato come assessora è stata violenta ma ogni criticità diventa sempre un’opportunità. Con Nardella non ci siamo risentiti ma le divergenze erano tutte di natura politica, niente di personale. Ho ripreso il mio lavoro come avvocato e sfruttato il tempo libero», racconta Del Re, in partenza per le vacanze a Cuba – dove va per «curiosità» e «per il mare» – che nonostante il basso profilo degli ultimi mesi non ha mai smesso di interessarsi al destino dei Firenze. Soprattutto in ottica futura.
Il segretario fiorentino Andrea Ceccarelli ha detto “basta alle proposte fantasiose” per il 2024. Lei si sente una proposta fantasiosa? (Ride, ndr)
«Sono a disposizione del partito per dare un contributo per vincere. Anche a fronte dell’esperienza che ho maturato in questi anni e delle relazioni che ho instaurato in città. Poi il partito farà le sue scelte. Si è riunito a fine luglio per iniziare a impostare il percorso di partecipazione verso il 2024, concentriamoci su questo adesso. Ho proposto di invitare anche i segretari Pd dell’area metropolitana perché insieme ai nostri segretari di circolo possano essere al centro di questo percorso. E credo che le primarie siano uno strumento importante per rendere partecipi iscritti e cittadini nella futura scelta».
Primarie di partito o di coalizione?
«Difficile dare una risposta univoca. Primarie no se c’è un candidato unitario e forte. Ma in assenza allora sì alle primarie di coalizione con più candidati dem o, in mancanza di alleati che avanzino proprie candidature, primarie di partito».
Alleanza già scritta con Iv? Così come il ticket con Saccardi?
«Niente è già scritto, almeno che io sappia. La coalizione verrà costruita nei prossimi mesi, l’alleanza con Iv già c’è in Comune ma questo non chiude la porta ad altre possibilità. Occorre partire da un accordo sui temi e da un coinvolgimento poi sulla scelta dei candidati, con trasparenza. Non ci deve essere paura del confronto tra sensibilità e idee diverse. Per quanto riguarda Stefania invece si trattava solo di una foto tra due amiche a una serata».
Finora il parterre di candidate o presunte tali, è tutto al femminile: lei, Rosa Maria De Giorgi, Sara Funaro, Monia Monni…
«È un segnale positivo in una città che non ha mai avuto un sindaco donna e dove vertici di società partecipate, categorie economiche e sindacati sono tutte al maschile. C’è ancora molto lavoro da fare, poi è ovvio che non basta sia donna, altrimenti il discorso diventa riduttivo. Come diceva Murgia, “le donne oggi possono fare molte cose ma se esprimono un’opinione politica invadono un campo dove sono ancora gli uomini a voler spiegare come va il mondo, e dove il stai zitta non è considerato ancora un atto socialmente deprecabile”».
Che ne pensa invece di un possibile asse con M5s e Spc?
«Spero nella più ampia coalizione possibile, trovando un accordo su temi che permettono di superare anche le barriere tra le parti. M5s e Spc chiedono novità e discontinuità, ma alla fine è anche ciò che molti iscritti dem chiedono. C’è la volontà di aprire un nuovo corso ma non deve spaventare, la discontinuità non è per forza un giudizio negativo sull’operato di un’amministrazione».
La preoccupa l’ascesa della destra che fiuta la grande occasione?
«Non possiamo più dare nulla per scontato. Bisogna selezionare candidature con appoggi larghi perché spesso i ballottaggi si sono dimostrati pericolosi. Ormai ci si coalizza contro il Pd che qui ha governato per tanto tempo».
Si parla di terzo mandato dei sindaci ed elezione diretta del sindaco metropolitano. Come vede le novità?
«Bene. L’impostazione della Metrocittà secondo me è stata un fallimento. Serve un ente eletto e autonomo, altrimenti la città capoluogo la fa da padrone, dotato di una visione strategica perché la dimensione metropolitana è fondamentale. Sul terzo mandato nei grandi Comuni invece credo un’alternanza di governo sia doverosa».
Torniamo ai temi della città. Che idea si è fatta del referendum sugli studentati?
«Le osservazioni della giunta hanno in pratica accolto i quesiti referendari e mi pare una buona cosa. Penso però che sul tema degli studentati a volte si faccia confusione. Da una parte, infatti, bloccare o rendere la vita difficile agli studentati privati non risolve il problema dell’accessibilità degli alloggi per studenti: è il pubblico che deve fare il pubblico e garantire un alloggio per gli universitari bisognosi. Dall’altra parte, con il boom degli affitti turistici, anche le università straniere fanno fatica a trovare nuovi alloggi per i loro studenti, e pure questo è un tema da attenzionare se non vogliamo perdere la nostra attrattività come città della formazione. Per dare un’idea: i posti letto in studentati privati sono oggi circa 700, dislocati sui 4 studentati privati aperti, a fronte di 40.000 studenti stranieri ogni anno».
E della stretta sugli affitti turistici brevi varata dal sindaco?
«La via intrapresa da Nardella è ovviamente condivisibile nel proposito ma rischia di avere effetti distorsivi e irreversibili. La mancata retroattività della norma ha già portato ad un aumento degli immobili del centro registrati sul portale per aumentarne il valore: in questo modo viene di fatto legittimata l’attività svolta con la conseguenza che la cultura della rendita, già ben presente, adesso viene legata anche alle case. Nel Poc c’era il cambio totale di destinazione d’uso in centro storico e in tutta la zona A perché non volevamo un mq in più di edilizia ricettiva: così impostata, invece, la delibera inserisce negli strumenti urbanistici comunali migliaia di mq e di immobili in più con una destinazione turistica, sottraendola alla residenza e alterando il valore del mercato. Mi auguro possa, per lo meno, servire come gesto politico forte verso il Governo».
Dopo di lei la pesante delega all’urbanistica non è stata riassegnata, scelta giusta?
«Ha fatto bene, è una delega importante, anche se la fase tra l’adozione e l’approvazione del Poc meritava maggiore partecipazione della cittadinanza. È però abbastanza ovvio che un sindaco abbia meno tempo da dedicare ad una delega che richiede molte energie. Aggiungo che una priorità, ormai dal prossimo mandato sia l’istituzione di un ufficio che si occupa di spazio pubblico: non può occuparsene una volta la direzione mobilità, una volta l’ambiente o altri. Ci vuole un’unica regia all’interno di una visione d’insieme».
Nel mezzo c’è anche la spinosa vicenda dello stadio Franchi.
«È una partita molto delicata e mi auguro che Palazzo Vecchio la vinca. Ho letto di due progetti diversi a seconda della somma che arriverà: mi auguro non si rinunci però al fotovoltaico sulla copertura, che consentiva anche la realizzazione della più grande comunità energetica in città».